Ormisda, Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO PRIMO
 
 Piazza reale, riccamente apparata per la coronazione di Artenice con due troni, l’uno rincontro all’altro.
 
 SCENA PRIMA
 
 ORMISDA, PALMIRA, ARTENICE, ARSACE, seguito di persiani, popolo e soldati
 
 ORMISDA
 O del grande Artabano,
 che all’Armenia diè leggi, inclita figlia,
 bella Artenice, il lieto giorno è questo
 che por ti dee l’aurea corona in fronte
5e darti al popol tuo sposa e regina.
 Te all’amor mio commise il re tuo padre
 e che passi un mio figlio
 all’onor del tuo letto, è suo volere.
 Dal tuo reale assenso
10questo or si adempia e regni
 di te, vergine illustre, il cenno altero
 sul perso insieme e sull’armeno impero.
 ARTENICE
 Signor, posso a mio grado
 espor liberi sensi? E quei diritti,
15che inspira a nobil alma
 il nome di regina, usar poss’io?
 ARSACE
 (Da quel labbro dipende il viver mio).
 ORMISDA
 Non hai di che temer. Parla e il tuo regno
 cominci dal tuo cor.
 PALMIRA
                                       Ma ti sovvenga (Piano ad Artenice)
20che Palmira ti ascolta
 e che Arsace è mio figlio e ch’ei ti adora.
 ARTENICE
 Ah! Di parlar, re, non è tempo ancora.
 ORMISDA
 Qual rispetto ti affrena?
 PALMIRA
                                               Io del suo core
 interprete fedel...
 ARTENICE
                                   No. Di me stessa
25non v’ha chi meglio intenda
 miei chiusi affetti. A tempo
 gli svelerò. Qui non si scordi il grado.
 Oggi regina io sono,
 arbitra di me stessa, e salgo il trono. (Al suono delle trombe ascende Artenice sul trono, servita da Arsace, e dall’altro canto vi ascendono Ormisda e Palmira. Esce poi Mitrane con gli altri ambasciadori armeni, i quali portano omaggio ad Artenice, ed uno in particolare di loro sostenta sopra un bacino d’oro la corona e lo scettro)
 
 SCENA II
 
 MITRANE e i suddetti
 
 MITRANE
30Te a noi dieder gli dii, regina eccelsa.
 Te a noi serbin gli dii. Duri il tuo regno
 co’ tuoi, co’ nostri voti.
 Ogni consiglio tuo regga virtude,
 fortuna ogni tua guerra;
35e de’ regi avi tuoi vinci le glorie.
 Questi forma per te preghi sinceri
 la tua suddita Armenia; e noi, cui tocca
 l’alto onor di offerirti i primi omaggi,
 al tuo trono, al tuo piede
40per lei giuriamo ossequio, amore e fede. (Nuovamente al suono delle trombe s’inginocchia Mitrane al secondo de’ gradini del trono e, preso dal bacino lo scettro, lo porge ad Artenice)
 ARTENICE
 Lieta in voi del mio regno
 gli omaggi accetto. Il cielo
 ne secondi gli auspici.
 Me attenta avrete a custodir le leggi,
45più che a imporle sovrana. A voi miei fidi,
 arra sien del mio amor l’auree maniglie,
 fregio al braccio guerriero; e tu, Mitrane,
 il cui senno, il cui petto
 tanto per me sostenne,
50questo di gemme e d’oro
 ricco lucente acciaro al fianco appendi
 e mio campion più la grand’alma accendi. (Artenice trattasi dal seno una picciol’arma dorata ed ingioiellata, detta dagli orientali acinace, solita portarsi da’ re e da’ maggiori personaggi, la porge a Mitrane che in ricevendola gliene bacia la mano. Escono nello stesso tempo quattro nobili armeni, i quali portano in quattro bacini dorati sedici maniglie d’oro, dette armille, e le distribuiscono agli ambasciadori armeni, i quali se le pongono al braccio destro)
 MITRANE
 
    Sì, tuo campion già sono.
 Bacio l’illustre dono;
55e il cingerò per te.
 
    Al manco lato appeso
 vi sentirà quel core
 che da’ tuoi raggi acceso
 arde di ossequio e fé.
 
 SCENA III
 
 ERISMENO e i suddetti
 
 ORMISDA
60Qui Erismeno?
 PALMIRA
                               Che fia?
 ERISMENO
 Domi i ribelli e soggiogato il Ponto,
 dal campo vincitor viene a’ tuoi piedi
 il tuo figlio real.
 PALMIRA
                                Che? Cosroe?
 ORMISDA
                                                           Cosroe?
 Senza aspettar ch’io lo richiami? E prima
65del mio comando abbandonar le schiere?
 ERISMENO
 Egli avrà sue ragioni.
 PALMIRA
 Tal, mio Ormisda, è il costume
 di que’ guerrieri eroi, di que’ gran cori
 che, pieni di sé stessi
70e dall’armi protetti e dal lor fasto,
 ricusan dipendenza,
 non conoscon dover, non re, non padre.
 ORMISDA
 Venga ed in me ritroverà il superbo
 non il padre ma il re.
 ERISMENO
                                         (Cosroe è in periglio). (Si parte)
 ARSACE
75Giusto, sire, è il tuo sdegno;
 ma Cosroe è base al regno ed è tuo figlio.
 PALMIRA
 Quando chiaro è l’error, vano è il consiglio.
 ARSACE
 Dove è giudice il padre, il figlio tace.
 ARTENICE
 Bella virtù che m’innamora e piace. (Tutti scendono dal trono)
 ARSACE
 
80   Tacerò; ma a pro di un figlio (Prima a Palmira e poi ad Ormisda)
 virtù parli e parli amor.
 
 PALMIRA
 
    Sua virtù si è fatta orgoglio.
 
 ORMISDA
 
 E reo vien di un giusto sdegno.
 
 ARSACE
 
 Ma la gloria egli è del regno; (A Palmira)
85né vien reo chi è vincitor. (Ad Ormisda)
 
 SCENA IV
 
 COSROE con soldati e i suddetti
 
 COSROE
 Padre e signor...
 ARTENICE
                                 Perdona (A Cosroe)
 se interrompo il tuo dir. Parli Artenice
 ed intrepida parli, or che è difesa (Ad Ormisda)
 dall’aspetto di Cosroe.
90Fosse tema o rispetto,
 e tu, regina, il sai, feci a’ miei voti (Verso Palmira)
 forza sinora; al mio dover compiacqui;
 non era ancor regina; attesi; e tacqui.
 ARSACE
 (Palpita amor).
 COSROE
                               (La sorte
95s’agita del cor mio).
 ORMISDA
                                       Tuoi detti attendo.
 PALMIRA
 (Taccio a gran pena e l’ire mie sospendo).
 ARTENICE
 Di vita il re mio padre
 uscì, me ancor fanciulla. Il terzo lustro
 compie oggi appunto. Ei ti commise, o sire,
100e l’Armenia e Artenice.
 ORMISDA
                                             E fu sua legge
 che Artenice sia sposa
 di un mio figlio real.
 ARTENICE
                                        Ma di quel figlio
 cui sul crin splenderà la tua corona.
 Quegli sarà mio sposo
105che tuo erede sarà. Non basta a lui
 il titol di tuo figlio.
 Ci vuol quello di re. Cosroe ed Arsace
 son tua prole ugualmente.
 Hanno merto, han virtù, m’amano entrambi.
110Se dovesse il cor mio sceglier lo sposo,
 il ver dirò, tu lo saresti, Arsace.
 ARSACE
 Care voci!
 ARTENICE
                      Ma Cosroe
 ha sul trono de’ Persi
 la ragion dell’età. Tu, che sei padre,
115del tuo scettro disponi. A me non lice.
 Frema quanto egli vuole
 l’amor mio generoso,
 il re, che tu farai, sarà mio sposo.
 
    Sono amante e sono figlia;
120ma quest’alma si consiglia
 col dover, non coll’amor.
 
    Sembra fasto ed è rispetto
 ciò che svena un dolce affetto
 al voler del genitor. (Si parte, servita a braccio da Cosroe e da Arsace, e vien seguita da’ suoi armeni)
 
 SCENA V
 
 ORMISDA, PALMIRA e poi COSROE che ritorna
 
 PALMIRA
125Mio consorte, mio re, da te dipende
 il destino di Arsace.
 ORMISDA
 E di Arsace in favor vuoi da me infranta
 la giustizia e la legge?
 PALMIRA
 Serve la legge al re.
 ORMISDA
                                      Ma al re tiranno.
 PALMIRA
130Serva dunque alla legge il re ch’è giusto.
 Cosroe è reo di gran colpa e dei punirlo.
 ORMISDA
 Taci; egli riede.
 PALMIRA
                                Arsace, ho core, ho ingegno.
 (Son madre; e tua sarà la sposa e il regno).
 ORMISDA
 Dal campo, ov’eri duce,
135perché lontan?
 COSROE
                              L’armi di Ormisda han vinto.
 Il Ponto è tua provincia e, domi i Medi,
 quanto oprar potea Cosroe ha tutto oprato.
 Dalle schiere oziose
 disio mi allontanò di porti a’ piedi
140la novella corona
 e di aver la mercé di mie fatiche
 dall’onor di un tuo amplesso.
 ORMISDA
 In ogni altro che in Cosroe, un tanto eccesso
 si puniria di morte.
145In te a virtude, in te a natura il dono.
 Figlio, vieni al mio amplesso e ti perdono. (Lo abbraccia)
 PALMIRA
 (Vil padre e reo marito!)
 ORMISDA
 Ma dopo il mio perdon, Cosroe, paventa
 di provocar con altra colpa all’ire
150un amor che ti assolve. Il novo giorno
 fuor di Tauri ti vegga. Ozio può solo
 al corso di tue glorie esser d’inciampo.
 Vuoi palme? Io te le appresto;
 ma i miei comandi attenderai nel campo.
 COSROE
155Ubbidirò. Tornerò al campo, o sire,
 ma non senza Artenice. Ella è mia sposa.
 Tu sei sedotto da un amore ingiusto.
 Ma di Ormisda son figlio;
 son del regno l’erede; e non degg’io
160soffrir ch’altri m’usurpi
 ciò che per legge e che per sangue è mio.
 
    Sino alla goccia estrema
 le mie ragioni al soglio
 e quelle del mio amor difenderò.
 
165   Quanto può s’armi e frema
 odio, furore, orgoglio;
 orgoglio, odio, furor
 col senno e col valor confonderò.
 
 SCENA VI
 
 ORMISDA e PALMIRA
 
 PALMIRA
 Tanto ardisce il superbo,
170te presente e te re?
 ORMISDA
                                      L’indole è fiera
 ma generoso il cor, l’animo eccelso.
 PALMIRA
 Scusalo pur. Ten pentirai ma tardi.
 ORMISDA
 Che far poss’io?
 PALMIRA
                                Nulla, o signor, lasciarlo
 che impunito egli corra
175ove alterezza, ove furor lo spinge.
 Povero Arsace! Misera Palmira!
 Sarete ancor sue vittime innocenti.
 ORMISDA
 Palmira, anima mia, di che paventi?
 PALMIRA
 Eh! Sì teneri nomi
180non son più per Palmira. Il primo letto
 degno è sol del tuo amor. N’ebbe il secondo
 sol pochi e freddi avanzi.
 Cosroe, che nacque al trono, è sol tuo sangue.
 Nacque il povero Arsace alla sfortuna
185di suddito e di servo;
 e gran colpa è per lui l’esser mio figlio.
 ORMISDA
 Con sì ingiuste querele il cor trafiggi.
 Cosroe è forse tuo re? Suo forse è il trono?
 PALMIRA
 Ma lo sarà. Lascia ch’io salvi Arsace
190dal suo primo comando.
 Non ti chiede il mio pianto
 che a favor di una moglie
 contra un figlio crudel s’armi il tuo braccio.
 Chiede solo ch’io possa
195trarre i miei giorni in sicurtà di vita
 col caro Arsace. Un angolo di terra
 a me basta per regno. Oh! Là talvolta
 di te, Ormisda, mi giunga il dolce nome!
 Questo sia tutto il fasto mio. Se questo
200può turbar la tua pace,
 questo ancor nega. Ormisda
 a me rammenterò, mirando Arsace.
 ORMISDA
 Tu partir? Tu lasciarmi? È troppo ingiusto,
 mia cara, il tuo dolor. Serena il ciglio.
205Son re. Palmira è moglie. Arsace è figlio.
 PALMIRA
 
    Moglie, è ver, ma non più quella
 cara e bella,
 tua delizia e tuo riposo.
 
    Fiamma, ch’arde in cor di amante,
210presto manca in cor di sposo;
 e il possesso di un sembiante
 fa ch’ei sembri men vezzoso.
 
 SCENA VII
 
 ORMISDA
 
 ORMISDA
 Che mi giova aver vinti
 e ribelli e nimici,
215se guerra più crudel mi fanno i miei?
 Palmira, Cosroe, Arsace,
 tutti oggetti di amor, tutti di affanno,
 misero in me rendete
 il re, il marito, il padre.
220Ah! Che se re non fossi, io non sarei
 sposo infelice e genitor dolente.
 Questa corona, questa
 seme è degli odi. Ambizione in armi
 mette il mio sangue e uccide la mia pace.
225O corona! O Palmira! O Cosroe! O Arsace!
 
    Son da più venti
 legno percosso.
 Porto non veggio.
 Stella non ho.
 
230   Tra le frementi
 torbide brame
 posso e non deggio.
 Voglio e non posso.
 Penso e non so.
 
 Galleria per cui si passa nel serraglio reale.
 
 SCENA VIII
 
 ARTENICE ed ARSACE
 
 ARTENICE
235Quando l’ama Artenice, Arsace piange?
 ARSACE
 Che mi giova il tuo amor, quando ti perdo?
 ARTENICE
 Ti consoli il piacer di mia grandezza.
 ARSACE
 Mi duol la mia, non la tua sorte, o cara.
 Regna pur col germano.
 ARTENICE
                                              Io con Arsace
240più lieta regnerei. Ma come il posso?
 Comanda il genitor che sia mio sposo
 di Ormisda il regio erede.
 ARSACE
                                                  Io quel non sono.
 L’esser nato più tardi è mia sventura.
 Ma di tante, che spargo
245nel mio avverso destin, lagrime amare,
 una sola non bagna
 il trono da cui scendo.
 A te tutte le spreme il mio dolore,
 a te, mio solo fasto e sol mio amore.
 ARTENICE
250Pera chi primo al mondo
 questa introdusse empia ragion di stato,
 tiranna degli affetti.
 Anime in libertà di amar chi piace,
 quanto v’invidio! O padre,
255che non tormi il diadema
 e lasciarmi il mio cor? Sarei di Arsace.
 Ma non son io regina?
 Basti, basti l’Armenia ad Artenice,
 la Persia a Cosroe. Arsace, a un dolce affetto
260già sacrifico un regno.
 Un tuo sguardo giocondo
 mi val più della Persia e più del mondo.
 ARSACE
 Generosa Artenice, a sì gran prezzo
 non sarai mia. Ricuso
265un amor che ti rende
 meno giusta e men grande.
 Regna sui Persi; io il primo
 sarò de’ tuoi vassalli.
 ARTENICE
 O degno, o caro amante,
270spera. Chi sa? La sorte
 avrà forse rimorso, avrà rossore
 di scior nodo sì bel, sì forte amore.
 
    Perché nacqui a regal sorte,
 in voi perdo, o luci amate,
275il mio bene, il mio piacer.
 
    O in amore
 pastorelle fortunate,
 quanto invidio al vostro core
 che sol ama per goder!
 
 SCENA IX
 
 COSROE ed ARSACE
 
 COSROE
280All’aspetto di Cosroe
 fugge Artenice? Ho pena
 di aver turbati i vostri lieti amori.
 ARSACE
 Ella da me prendea
 tenero, sì, ma forse ultimo addio.
 COSROE
285Ultimo? Non mi offende; e ne ho pietade;
 e non senza dolor sciolgo il bel nodo.
 Amo in te quella parte
 che comune al mio sangue è in te dal padre.
 Ma quella, che succhiasti
290dalle vene materne, è mia nimica.
 La matrigna m’insidia. Ella mi ha fatto
 di un fratello un rival.
 ARSACE
                                           No. La mia fiamma
 è colpa del mio cor, non della madre.
 Artenice l’ha accesa. E chi mirarla
295poteva e non amarla?
 COSROE
 Non amarla potea chi in Artenice
 vedea la sua regina e la mia sposa.
 
 SCENA X
 
 PALMIRA e i suddetti
 
 PALMIRA
 Né sposa tua né tua regina ancora
 Artenice non è. (A Cosroe) Rabbia ed orgoglio (Ad Arsace)
300non ti spaventi. Amala, o figlio, e avrai
 quel diadema e quel cor ch’ei ti contende.
 Tel promette Palmira e tel difende.
 COSROE
 In te, regina, il grado eccelso onoro,
 in te l’amor di Ormisda.
305Tu forse il mio rispetto
 interpetri a viltà. Tenti sedurre
 l’amor del padre e la virtù del figlio.
 Ma...
 PALMIRA
             Che vuoi dir?
 COSROE
                                        Quel figlio
 che tu cerchi innalzar sovra il mio soglio...
 PALMIRA
310Segui.
 COSROE
               Ha troppa virtù, tu troppo orgoglio.
 ARSACE
 Ira il fratel trasporta, odio la madre.
 PALMIRA
 Intendo. E madre e figlio
 egualmente minacci.
 Ma movi e terra e cielo,
315fa’ quanto puoi, superbo,
 regnerà Arsace o morirà Palmira.
 COSROE
 Convien dunque ch’io cada
 e che impotente sia
 questo cor, questo braccio e questa spada. (Mettendo la mano sulla spada e mezzo sfoderandola)
 
 SCENA XI
 
 ORMISDA e i suddetti
 
 ORMISDA
320Cosroe, qual turbamento? E qual furore?
 La man sul brando e la regina è teco?
 ARSACE
 O dei!
 PALMIRA
               Tu lo vedesti.
 COSROE
                                          Avea sul ferro
 la destra, o re, ma solo...
 PALMIRA
 Sol per lasciarlo immerso entro il mio seno.
 ORMISDA
325Perfido!
 PALMIRA
                   Tu opportuno
 giugnesti al mio periglio.
 Senza te, trema, iniquo, (Verso Cosroe)
 peria la madre e la uccideva il figlio. (Ad Ormisda)
 
 SCENA XII
 
 COSROE, ORMISDA ed ARSACE
 
 COSROE
 O matrigna crudel! La mia innocenza,
330signor...
 ORMISDA
                  Presente è Arsace.
 COSROE
                                                     E Arsace parli.
 ARSACE
 Sì sì, per l’innocente
 sarò in difesa. Padre,
 Cosroe volea... (Ma accuserò la madre?)
 ORMISDA
 Tu taci? Amor fraterno a che ti arresta?
335Di’. Qual furor l’ha mosso
 all’atto reo?
 COSROE
                         Rispondi.
 ARSACE
                                             O dio! Non posso.
 
    Non accuso. Non difendo;
 e tacendo, non offendo
 né il rispetto né l’amor.
 
340   Se favello,
 alla madre od al fratello
 son crudele o traditor,
 
 SCENA XIII
 
 ORMISDA e COSROE
 
 COSROE
 La regina mi accusa.
 Il fratel non mi scolpa. Io son tradito.
345Ma nell’odio dell’ una,
 nel silenzio dell’altro un giusto padre
 scorge la mia innocenza.
 ORMISDA
                                               Orsù, ti credo,
 qual ti vanti, innocente.
 Cosroe, deh! più di freno al fasto, all’ ira.
350In questi di mia vita ultimi giorni
 lasciami più di pace.
 COSROE
 Palmira è ingiusta. Ella ama troppo Arsace.
 ORMISDA
 Ma l’amor di Palmira in che ti nuoce?
 COSROE
 Ella m’insidia il regno, ella Artenice.
 ORMISDA
355Sa Ormisda giudicar tra moglie e figlio.
 Giusto mi troverai. Cosroe, abbi fede.
 Tu l’amor sei del padre e tu l’erede.
 Ma sappi ancor nella real tua sorte,
 Palmira è tua regina e mia consorte.
 
 SCENA XIV
 
 COSROE
 
 COSROE
360Perché moglie e regina,
 dovrà la donna altera
 insultarmi? Accusarmi? Ed io soffrirlo?
 No. Mi si oppone invano amor paterno.
 Figlio ed amante io sono.
365Mia è la ragion. Voglio Artenice e il trono.
 
    Vede quel pastorello
 l’avido lupo ingordo
 che nel più scelto agnello
 cerca sfamar il dente; e sel difende.
 
370   Tal per difesa anch’io
 del ben, che solo è mio,
 senno userò e valor
 contra quel rio furor che mel contende.
 
 SCENA XV
 
 MITRANE e COSROE
 
 MITRANE
 Un più lento ritorno,
375principe, ti togliea sposa e corona.
 COSROE
 Caro Mitrane, al primo, e da te l’ebbi,
 nuncio de’ rischi miei, volai dal campo
 e mi seguì de’ miei soldati il fiore.
 MITRANE
 E ben d’uopo ne avrai. Sola Artenice,
380malgrado all’amor suo, finor sostenne
 la tua ragion.
 COSROE
                           Lo so; né in quel gran core
 mi fu debol soccorso il tuo consiglio.
 MITRANE
 Dissi e feci il dover. Ma contro forza
 ragion che può? Qui non Ormisda, sola
385dà Palmira le leggi; e il re avvilito
 a riceverle è il primo.
 COSROE
 Cosroe lontan potea temer; vicino
 confonderà le trame.
 MITRANE
 Non basta il minacciar. L’opra si chiede,
390ove il male sovrasta.
 COSROE
 E che ?
 MITRANE
                 Regnar convien. Se nol rapisci,
 ti è rapito il diadema.
 La regina ha sedotti e grandi e plebe,
 duci e soldati, e vuol che regni Arsace.
395Non osa il re. Fremono i buoni; e basta
 che lor capo tu sia.
 COSROE
                                     Contro di Ormisda?
 MITRANE
 Lasciar rapirti un trono è debolezza.
 COSROE
 Ed è impietà voler cacciarne un padre.
 MITRANE
 Egli scender ne vuol, per darlo a un altro.
 COSROE
400No no, mi è re, mi è padre.
 Di figlio e di vassallo
 sacri nomi, io vi sento, io vi rispetto.
 Né sì estremo è il periglio
 che renda a mia discolpa
405necessario un misfatto.
 Si attenda ancor. Tengansi pronte a l’uopo
 le difese e le offese.
 Facciam tremar chi ne minaccia. Voglio
 salvar, se posso, ed innocenza e soglio.
 
 SCENA XVI
 
 MITRANE
 
 MITRANE
410Quando può prevenir, vile è chi attende.
 Numi, che in mano avete
 de’ regnanti il destin, siate alle leggi
 e vindici e custodi; e non lasciate
 che un figlio erede ingiustamente or cada;
415ed al vostro poter ministro e servo
 per lui v’offro il mio braccio e la mia spada.
 
    Chi ha fede e valore
 la causa migliore
 difender saprà.
 
420   Né in onta e sciagura
 di legge e natura,
 l’erede del regno,
 de’ Persi il sostegno
 cader si vedrà.
 
 Giardino con parco reale.
 
 SCENA XVII
 
 ERISMENO e PALMIRA
 
 ERISMENO
425Quanto sono, o regina,
 tutto a te deggio; e l’opra
 ti sarà testimon della mia fede.
 PALMIRA
 Erismeno, se un’alma
 non ti senti ben forte all’ardua impresa,
430non ti espor con tuo rischio e con mio scorno.
 ERISMENO
 Non temer. Novi spirti
 già prendo dall’onor della tua scelta.
 PALMIRA
 Non è il real comando
 senza l’orror di una gran colpa.
 ERISMENO
                                                          Toglie
435il comando real nome alla colpa.
 PALMIRA
 Cosroe di Ormisda è figlio.
 ERISMENO
 Se meritate ha l’ire
 di te, donna real, Cosroe è già reo.
 PALMIRA
 O di quante ha la Persia anime invitte
440specchio ed onor, già tutta in te ripongo
 la mia vita, il mio onor, la mia vendetta;
 e ne avrai la mercé.
 ERISMENO
                                       Di mia costanza
 è stimolo il dover, non la speranza.
 PALMIRA
 
    Di cento e cento belle
445a me ministre ancelle,
 quella sarà tua sposa
 che più vezzosa
 e più amorosa
 agli occhi tuoi sarà.
 
450   Ampio tesoro
 di gemme e d’oro,
 titoli egregi
 di onori e fregi,
 in ricca dote
455ti porterà.
 
 SCENA XVIII
 
 COSROE ed ERISMENO
 
 COSROE
 (Con Palmira Erismeno?)
 ERISMENO
 Qui Cosroe? Ei da me vide (Sfodera uno stilo)
 partir la regal donna.
 (D’arte più che d’ardir qui mi fa d’uopo).
 COSROE
460Stringe un acciar. Fissi or tien gli occhi a terra.
 Or li gira d’intorno. Or ferma il passo.
 Or frettoloso il move;
 ed è in atto il sembiante
 di chi medita e volge
465un certo che di orribile e di atroce.
 ERISMENO
 Su, destra, e che si tarda? (Con voce alta ma fingendo di parlar tra sé)
 Ubbidir qui convien. Vano è il rimorso.
 COSROE
 Che sarà? Cauto, o Cosroe.
 (Da un odio femminil tutto si tema).
470Dove, dove, Erismeno? (Erismeno alla voce di Cosroe mostra di rimanere soprafatto e di voler nascondere lo stilo)
 ERISMENO
                                              O dei!
 COSROE
                                                            Quel ferro
 perché ripor? Poc’anzi a che snudarlo?
 ERISMENO
 Signor...
 COSROE
                   Non ti confonda
 or l’aspetto di Cosroe.
 Confonder ti dovea quel di Palmira.
 ERISMENO
475Palmira?
 COSROE
                    Sì. Negarlo
 potrai? Qui seco fosti. Ella qui a lungo
 ti favellò. Che ti commise? Il ferro
 a qual uso impugnasti?
 Scoprimi il vero e in mia bontà confida.
 ERISMENO
480Eccomi al regio piede,
 indegno di perdono. O sorte infida!
 COSROE
 Sorgi.
 ERISMENO
               No no, signor. Voglio a tue piante
 morir. Non dee la terra
 più sostenermi. Io respirar più l’aure
485di questo ciel non deggio.
 Prendi tu questo ferro (Dando lo stilo a Cosroe)
 e ascondilo in quel cor che un sol momento
 nudrir poté l’idea della tua morte.
 COSROE
 Della mia morte? O numi! Ed era questo
490di Palmira un comando?
 ERISMENO
 Al suo furore io la promisi. Allora
 deh! perché dalle fauci
 non ripiombò la voce al core iniquo?
 Or tardo è il pentimento.
495Ferisci pur, ferisci.
 È più fier del tuo braccio il mio tormento.
 COSROE
 Sorgi. Del tuo delitto (Erismeno si leva)
 non esigo altra pena,
 se non che in faccia al re, che in faccia al mondo
500della perfida donna
 parli sulle tue labbra il reo disegno.
 Ritogliti il tuo ferro; e fa’ ch’ei sia (Gli rende lo stilo)
 prova dell’altrui colpa. Altra vendetta
 da te non voglio e il mio perdono accetta.
 ERISMENO
505O perdono! O pietà! Quanto m’imponi
 farò. Per Mitra il giuro;
 e s’anche vuoi ch’io volga
 di Palmira nel seno il ferro istesso...
 COSROE
 No, non vendica Cosroe
510un eccesso crudel con altro eccesso. (Si parte)
 ERISMENO
 
    Udrà la Persia e il mondo
 la barbara impietà.
 
    Ed all’atroce accusa
 più che alla ria sentenza,
515insino l’innocenza
 di orror si stordirà.
 
 Il fine dell’atto primo